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Lore
Toga dei Paramenti della Tecnide
"Pensavo che non avrei mai più rivisto il Rifugio. Sembra più piccolo." - Mithrax
Mentre la sua Luce discuteva le strategie con Devrim intorno a un tavolo coperto di mappe e tazze fumanti di tè, lo Spettro si allontanò silenziosamente attraverso una delle aperture sul tetto.
Una volta fuori, si mantenne basso e seguì il letto del torrente in direzione dei vicini edifici. Osservò la ruota del mulino distrutta che giaceva rovesciata sulle rocce, cercando di ricordare il Rifugio come l'aveva visto l'ultima volta.
I sopravvissuti erano accorsi qui durante la Guerra Rossa, raggruppandosi per cercare provviste e risorse. Avevano costruito sistemi di purificazione idrica e iniziato a coltivare. Avevano costruito nuove abitazioni per sé. Persino all'ombra delle ambizioni di Ghaul c'erano state risate, qui, e momenti di gioia ribelle.
Ora il Rifugio era silenzioso e immobile, congelato nei postumi dell'attacco della Legione Ombra. I soldati, i tecnici e i medici di stanza quella notte erano cupi in volto e concentrati. Nessuno pescava al molo. Nessuno rideva attorno al fuoco.
Il campo da calcio era stato bombardato fino a renderlo irriconoscibile. La maggior parte degli edifici rimasti poteva a malapena accomodare l'equipaggiamento da campo. Il Rifugio non era poi un gran rifugio.
Ma del resto, non era passato molto tempo da quando qui non c'era assolutamente nulla.
Che stessero affrontando Ghaul o la Legione Ombra, il compito rimaneva lo stesso. Radunare i sopravvissuti. Aiutarli a mettersi in salvo.
Finché ci fosse stata abbastanza gente per ricostruirlo, ci sarebbe stato un Rifugio. La gioia sarebbe tornata.
Lo Spettro rivolse un'ultima occhiata alle stelle. Poi tornò lentamente all'avamposto, dove l'attendeva la sua Luce prescelta.
Era ora di mettersi al lavoro.