Exotic Perks
Luce traboccante
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Lore
Cuore della Luce Intima
All'apice tra la vita e la luce, tra la morte e la distruzione.
Era un uomo.
Era stato un altro uomo. E un altro, prima. E un altro ancora prima. E un altro. Un altro. E ancora un altro. Quante vite, adesso? Quante morti? Si convinse che ogni volta che il suo Spettro lo riportava indietro, tornava come un uomo nuovo. Ma era un uomo nuovo che con lui portava il fardello di tutte le vite prima di lui. Una dopo l'altra dopo l'altra, e ognuno di loro gravava sulle sue spalle in un modo che solo Atlante avrebbe compreso.
Ma era un titano.
Muscoli, potenza, metallo. Una montagna di tutte e tre le cose, dicevano. Non esisteva fardello che non potesse portare. Così dicevano. Lui annuiva e si faceva scivolare addosso i complimenti. Ogni notte si coricava nei suoi alloggi, nella torretta che aveva commissionato. E stava lì, sul letto, con i piedi incapaci di stare fermi, come se migliaia di insetti percorressero le fibre dei suoi muscoli, su e giù, a istigare movimenti perpetui ed esasperanti, che i suoi muscoli e la sua potenza non riuscivano a fermare. Un'insormontabile inquietudine che gli impediva di riposare, anche per poco, in un sonno di incubi.
Ciò nonostante, era un campione. Un leader. L'esempio lampante di tutto ciò che era buono e durevole.
C'era una Città da costruire. Una specie da proteggere. Un'estinzione da impedire. Invasori da respingere. Guerre da combattere. Vite da vivere. Morti da morire. Cos'aveva detto, una volta, a uno dei nuovi rinati? Che la Luce brilla luminosa in coloro che consuma? Oh, quanto si sentiva consumato.
Si alzò dal letto. Si avvicinò alla finestra che incorniciava l'entità che lo aveva condannato. Nonostante questa decise di non parlargli, egli sapeva cosa voleva. E l'unico modo di spezzare la sua maledizione era darle quello che voleva. Distruggere quello che avrebbe visto distrutto.
Solo così, forse, sarebbe riuscito a dormire.